Fear of Missing Out (FoMO): la paura di sentirsi dimenticati

Posted By Luca Sciocchi on Gen 10, 2018 | 0 comments


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Defined as a pervasive apprehension that others might be having rewarding experiences from which one is absent, FoMO is characterized by the desire to stay continually connected with what others are doing

è la definizione che viene fornita dallo scienziato Andrew Przybylski dell’università di Oxford.

FoMO è un acronimo che sta per “Fear of Missing Out“, ovvero il timore di perdersi qualcosa di piacevole o interessante, o addirittura la paura di essere dimenticati quando si è offline. Questo implica la “necessità” di rimanere ininterrottamente connessi al mondo online. Ovviamente ne consegue che maggiore è l’utilizzo che si fa dei vari social network, o più in generale dei social media, maggiore sarà anche la possibilità di ricadere in questa folle paura.

Secondo Przybylski la necessità di essere accettati dagli altri e la poca autostima sono parametri strettamente legati alla FOMO, che si manifesta maggiormente fra i più giovani. Ne segue un comportamento ossessivo che porta l’utente a controllare ripetutamente i tutti i profili social alla ricerca di aggiornamenti.

FoMO è un concetto recente: analizzando il trend di ricerca di questa parola emerge che l’interessamento a questo termine lo si ha a partire dal 2004, in concomitanza con la nascita dei social media. Dall’analisi risulta evidente che è sempre in crescita il numero di persone interessate a capire che cos’è e quindi quali conseguenze comporta.

Scott, H. Gardani, M. Biello, S. Woods, nella pubblicazione “Social media use, fear of missing out and sleep outcomes in adolescents hanno analizzato il concetto di FoMO.

Lo studio prendeva in esame un campione di studenti con un’età compresa fra 11 e 18 anni. Il sondaggio è stato condotto in una scuola secondaria scozzese. Gli studenti erano chiamati a valutare le abitudini che avevano sui social network, la qualità del sonno, il benessere e la FoMO. I risultati di questa ricerca hanno evidenziato che l’uso dei social network prima di dormire influiva significativamente sul sonno, provocando in alcuni casi insonnia. Questo è spiegato da diverse motivazioni, fra cui la paura di perdersi delle notifiche importanti durante il sonno, o la possibilità di essere disturbati da ripetuti avvisi di notifica (Notification Overload). Un’altra causa è da ricercare nella luce blu emessa dal proprio smartphone che va ad incidere su valori di melatonina, alterando così l’intero ciclo del sonno. La Dry Eye Syndrome, ovvero la sindrome dell’occhio secco, è scaturita proprio dai display LCD e LED dei nostri cellulari. Questa particolare luce ha una maggiore energia e frequenza e pertanto una lunghezza d’onda inferiore. In altri termini significa che oltre a provocare, come già ribadito, insonnia, risulta essere anche causa di mal di testa e stanchezza visiva. L’eccessivo uso dei social network provocava anche una maggiore difficoltà ad addormentarsi e fasi del sonno REM più brevi. Un’altra attività messa in luce dallo studio è, non appena alzati dal letto, di accedere ai vari social per ragguagliarci su tutto ciò che ci si è persi durante la notte.

La Fear of Missing Out influisce anche sull’umore e sulla soddisfazione della propria vita in modo negativo, oltre che causare angoscia, ansia e sentimenti di inadeguatezza.

I social network hanno accentuato gli effetti di questa sindrome, trasformando gli utenti in veri e propri schiavi degli smartphone, o più in generale di tutti i dispositivi che ci che permettono di restare costantemente connessi.

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