Sindrome da selfie – Un’indagine sulle relazioni tra selfie e narcisismo

Posted By Filippo Borgia on Mar 2, 2018 | 0 comments


Tempo stimato per la lettura: 22 minuti

Nel panorama estremamente vario ed articolato della tecnologia digitale, si parla spesso di sindrome da selfie. In effetti, grazie alla crescente diffusione di smartphone e tablet, la gente ha imparato a farsi le foto in completa autonomia. Ormai sono finiti i tempi di quando, in veste di turista, si chiedeva ad un passante

Scusi mi può fare una fotografia davanti a questo monumento?

Adesso basta impugnare lo smartphone, il tablet o la macchina fotografica digitale, guardare verso l’obiettivo, sorridere e premere il pulsante di scatto. Detto, fatto.
Ma andiamo con ordine.

 

Che cos’è un selfie?

Il termine selfie deriva dalla lingua inglese e indica un autoscatto amatoriale realizzato attraverso una fotocamera digitale, uno smartphone, un tablet o una webcam puntati verso se stessi, o verso uno specchio, e successivamente condiviso online. È proprio questa dimensione social, unita all’assenza di intenzioni artistiche, che lo distingue da un qualsiasi autoritratto fotografico.
La genesi del selfie è strettamente legata al diffondersi, nei primi anni duemila, della fotografia digitale e dei social network. È nel 2010, infatti, che la Apple Computer immette sul mercato l’Iphone 4, il primo smartphone dotato di fotocamera frontale. Un enorme successo al quale le altre aziende di settore sono costrette via via ad adeguarsi. In quegli stessi anni, sul fronte dei social network, Myspace comincia a richiedere agli iscritti di pubblicare una foto di se stessi sul proprio profilo, le Myspace pics (dove pics è abbreviazione di pictures).
Ma è negli anni del dominio di Facebook che il selfie prende le distanze dalla sua originaria funzione di immagine di profilo e si evolve in una serie incredibile di altre funzioni sociali. Un selfie per mostrare chi sei, dove sei, con chi sei, cosa stai facendo…
L’abitudine di scattare selfie aumenta enormemente anche sull’esempio di molti personaggi famosi, dalla politica allo spettacolo. L’immagine che ritrae il presidente Barack Obama, la premier danese Helle Thorning-Schmidt e il primo ministro britannico David Cameron intenti a scattarsi un selfie ai funerali di Nelson Mandela, nel dicembre 2013, è apparsa sulle pagine dei principali quotidiani, generando un dibattito sull’adeguatezza di un simile gesto da parte di figure istituzionali, durante un evento pubblico. A pochi mesi di distanza, la foto di gruppo di Ellen DeGeneres ai Premi Oscar 2014 è diventata una delle più retwittate di tutti i tempi.
Da qui il passo è stato breve. I selfie si sono progressivamente diffusi a livello di massa, anche fuori dai tradizionali media sociali.

Funerali Nelson Mandela

Selfie ai funerali di Nelson Mandela – fonte: www.repubblica.it

Premi Oscar 2014

Selfie di gruppo ai Premi Oscar 2014 – fonte: www.repubblica.it

È probabile che il primo utilizzo del termine selfie sia avvenuto nel 2002, in un post nel forum australiano ABC, dove compare il particolare delle labbra contuse di un giovane che, probabilmente ubriaco, dopo essere caduto, ha così deciso di documentare il fatto.

Primo utilizzo del termine selfie

Post in cui compare per la prima volta il termine selfie – fonte: ABC online

A ciò sarebbe da ricondurre anche l’utilizzo del suffisso –ie, in alternativa a selfy, tipico appunto dello slang australiano.
L’anno successivo, se ne registra l’uso in un altro blog australiano, mentre il vocabolo compare, a partire dal 2004, nel sito Flickr; per anni tuttavia non conosce particolare diffusione e si alterna con la variante selfy.
Solo nell’agosto del 2013 il termine è stato introdotto nell’Oxford English Dictionary e definito come

Una fotografia di se stessi, ripresa con uno smartphone o una webcam e caricata su un social network

Nel novembre dello stesso anno il medesimo dizionario presenta il termine come parola dell’anno e nel 2014, il vocabolario Zingarelli prende atto dell’ingresso del termine nella lingua italiana.

Secondo alcuni critici (Best Computer Science School 2013 e Jin et al. 2018), il ricorso massiccio ai selfie è un fenomeno tipicamente narcisistico, un atto di autoindulgenza con il quale si cerca un’affermazione personale.
A tale proposito si rende però necessario approfondire il concetto di narcisismo, evidenziandone la valenza ed i comportamenti ad esso collegati.

 

Narcisismo: definizione e tipologie

Sin dalla fine del XIX secolo, gli scienziati interessati all’esperienza e al comportamento umano descrivono l’eccessivo amor proprio con il termine narcisismo, ricorrendo alla figura mitologica di Narciso, il bellissimo giovane che si innamora della propria immagine riflessa nell’acqua di una fonte e, credendola reale, si piega su di essa, annegando.

Il narcisismo è infatti un tratto psicologico della personalità, caratterizzato da un senso gonfiato e grandioso del sé.
Se ne documentano due forme distinte, sebbene correlate, individuate nel 1991 da Paul Wink, ricercatore presso la University of California:

  • un narcisismo imponente, o overt, tipico di persone con comportamento sicuro, elevata autostima, bassa tolleranza verso le critiche, distacco emotivo e incapacità di avere delle relazioni affettive, che potrebbero minare la loro grandiosità;
  • un narcisismo vulnerabile, o covert, tipico invece di persone sensibili alle critiche e con una bassa autostima. In esse i sentimenti di grandiosità sono sempre presenti, ma vengono camuffati da timidezza, modestia, sintomi depressivi, atteggiamento ipercritico nei confronti degli altri e difficoltà nel mantenere relazioni a lungo termine.

In entrambe le forme, overt e covert, i narcisisti ricercano ammirazione costante da parte degli altri e manifestano fantasie di grandezza, a partire dalla sensazione che tutto sia dovuto, rafforzando la propria autostima attraverso l’ammirazione altrui. Tendono alla manipolazione, all’arroganza, alla presunzione, trascurando i bisogni degli altri e mostrando difficoltà nel controllare gli impulsi.

Si ritiene che le influenze culturali svolgano un ruolo sostanziale nello sviluppo e nel mantenimento di un sé narcisistico. Gli studi che hanno confrontato il narcisismo in diverse regioni del mondo (Foster et al. 2003 e Miller et al. 2015) suggeriscono che esso risulta più diffuso nelle culture occidentali, rispetto a quelle orientali.

 

Il narcisismo nell’era digitale

Il narcisismo, però, si è evoluto adeguandosi non solo alle diverse culture, ma anche allo sviluppo delle tecnologie e dei social media, specie in quelle aree geografiche in cui l’utilizzo dei social è un passatempo immensamente popolare. Per esempio negli Stati Uniti, dove il 79% di tutti gli utenti di Internet è attivo sui social.
Fin dal loro nascere, sono state sollevate preoccupazioni sul fatto che i social network costituiscano un campo da gioco ideale per favorire le tendenze narcisistiche, promuovendo un nuovo modo di comunicare che garantisce un facile accesso ad un gran numero di altri individui, offrendo l’opportunità di ricevere feedback su se stessi e informazioni sugli altri. Inoltre, gli utenti possono scegliere quali informazioni rivelare di se stessi, utilizzando immagini e parole per enfatizzare successo e superiorità. Infine, la possibilità di una comunicazione asincrona offre agli utenti l’opportunità di ponderare meticolosamente le proprie rappresentazioni. In altre parole, i narcisisti online sembrano essere particolarmente attratti da attività che rafforzano il loro senso di auto-importanza e forniscono i mezzi per presentarsi favorevolmente agli altri. Raccolgono un gran numero di amici sui social e utilizzano le relazioni per apparire popolari e di successo, realizzando frequenti aggiornamenti di stato, per enfatizzare quanto più possibile l’immagine di sé.

 

Selfie mortali e selfie hard: due derive problematiche del narcisismo digitale

A seguito del diffondersi della moda dei selfie, le persone, ed in particolare i narcisisti, sono spesso a caccia di nuove pose per ottenere il maggior numero possibile di like.
Questa tendenza comporta tutta una serie di derive problematiche, come nel caso dei selfie mortali, selfie scattati in condizioni estreme, tali da mettere seriamente in pericolo l’incolumità delle persone coinvolte nello scatto, portandole in alcuni casi alla morte. Così, ci si sdraia sulle rotaie al passaggio di un treno, ci si arrampica in cima ad una gru, o ci si pone in bilico sopra un precipizio, in una gara sempre più assurda e pericolosa a suon di scatti. Tutto per una manciata di like in più, in un’escalation assai preoccupante, in cui si è passati dai 12 decessi del 2015 agli oltre 150 del 2017 (Carnegie Mellon University, 2017).
In quest’ottica, l’alternativa al selfie mortale può essere offerta dai selfie hard, foto scattate in pose provocanti e condivise sui social, o inviate al partner o al gruppo di amici, in cerca di approvazione. Un fenomeno in continuo aumento, che può facilmente sfociare in sgradevoli situazioni, come nel recente caso delle studentesse modenesi, le cui foto hard, a loro insaputa, sono diventate virali sul web.

 

Obiettivi e modalità dello studio effettuato

Questo studio nasce dalla considerazione che, nonostante alcune ricerche abbiano evidenziato una stretta correlazione tra narcisismo e selfie (Best Computer Science School 2013 e Jin et al. 2018), nessuna ha affrontato la questione se esistano differenze di comportamento tra narcisisti overt e covert, in relazione alla pubblicazione di selfie, in generale, e, in particolare, alla pubblicazione di selfie mortali e hard.
Sono queste le ipotesi che ho voluto verificare attraverso la somministrazione di un questionario anonimo, telematico e auto-compilato, articolato in 37 item a scelta multipla forzata, suddivisi in tre sezioni:

  • una prima sezione, di carattere generale, in cui venivano richieste, ai partecipanti, informazioni socio-anagrafiche e relative ai social più utilizzati per la pubblicazione di selfie;
  • una seconda sezione, volta ad individuare il livello di narcisismo del partecipante, oltre che ad indagare sui suoi comportamenti in relazione ai selfie. Ad ogni persona sono state richieste informazioni riguardanti la frequenza di pubblicazione di selfie, il numero di amici o follower, o la frequenza con cui ciascuno controlla il numero di like ricevuti. Inoltre, ad ogni partecipante, sono state proposte domande volte ad analizzare il rapporto tra narcisismo overt e covert e la realizzazione di selfie mortali o hard;
  • una terza sezione, con la finalità di individuare ulteriori caratteristiche narcisiste e analizzare il livello di autostima del partecipante, attraverso l’utilizzo della scala Likert, che prevede di predisporre, per ogni item, una scala di accordo/disaccordo (in questo questionario a 6 punti). In altre parole, ai partecipanti veniva richiesto di indicare quale fosse il loro grado di accordo o disaccordo con quanto espresso dall’item, selezionando, sulla scala, il valore numerico corrispondente. La somma dei giudizi espressi avrebbe così delineato, in modo ragionevolmente preciso, l’atteggiamento del soggetto nei confronti dell’oggetto. Il numero pari di possibili scelte (6), è stato deciso per evitare il rischio che i partecipanti privilegiassero la risposta intermedia, in caso di dubbio, o per velocizzare la compilazione del questionario.

Nella terza sezione, inoltre, è stata utilizzata una scala di valutazione dell’autostima, la scala di Rosenberg, nella sua versione italiana (Prezza M. et al. 1997), uno strumento veloce e affidabile, a cui ricorre gran parte degli psicologi, data la sua grande validità in ambito scientifico. Nell’ottica di indagare sull’autostima online, ho ritenuto di adattare i quesiti della scala al contesto dei social network, come evidenziato dallo schema seguente.

SCALA ROSENBERG SCALA ROSENBERG RIADEGUATA
Sento di essere una persona degna di apprezzamento, quanto meno alla pari degli altri Utilizzando i social network, sento di essere una persona degna di apprezzamento, quanto meno alla pari degli altri
Sento di avere qualità positive Utilizzando i social network sento di avere qualità positive
In generale, tendo a pensare di essere un/a fallito/a Utilizzando i social network, tendo a pensare di essere un/una fallito/a
Sono capace di fare le cose bene come la maggior parte delle persone Sono capace di fare le cose bene come la maggior parte dei miei contatti
Sento di non avere molti motivi per essere orgoglioso Rispetto ai miei contatti sento di non avere molti motivi per essere orgoglioso/a
Adotto un atteggiamento positivo verso me stesso/a Sui social network adotto un atteggiamento positivo verso me stesso/a
Nell’insieme mi sento soddisfatto/a di me stesso/a Nell’insieme mi sento soddisfatto/a di me stesso/a
Mi piacerebbe avere più rispetto per me stesso/a Mi piacerebbe avere più rispetto per me stesso
A volte mi sento inutile A volte, sui social network, mi sento inutile
A volte penso che non servo a nulla A volte, sui social network, penso di non servire a nulla

Versione italiana e riadeguata della Scala di Rosenberg

Il questionario, caratterizzato da un lay-out chiaro e comprensibile, era preceduto da una breve presentazione della ricerca e dall’esplicito riferimento alle norme in materia di privacy per il trattamento dei dati personali.
Il link al questionario è stato pubblicato sulla homepage del sito web Effetto like, sulle relative pagine social e, infine, sulla pagina web del corso di Strumenti e applicazioni del web, tenuto presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

 

Analisi dei dati raccolti

 Il campione che ha risposto al questionario è composto da 165 soggetti, 91 donne (55.2%) e 74 uomini (44.8%), di età compresa tra i 12 e i 47 anni, con una media di 22,3 anni e una deviazione standard di 5.99. Si tratta di un campione sicuramente non rappresentativo, poiché l’età media dei partecipanti risulta piuttosto bassa e centrata intorno alla media, escludendo le fasce di età più elevata.

Partecipanti al questionario: uomini e donne

 

Partecipanti al questionario: età

 

Per calcolare il livello di narcisismo di ogni partecipante, ho assegnato, sulla base della scala Likert, alle domande riguardanti i comportamenti narcisisti un punteggio da 1 a 6, dove 1 corrispondeva ad un basso livello di narcisismo e 6 ad un alto livello. Sulla base dei punteggi ottenuti, il campione è stato suddiviso in tre fasce:

  • bassa intensità (punteggi da 27 a 40): 59 soggetti (35.8% del campione), di cui 35 uomini (59.3% della fascia e 21.3% del totale del campione) e 24 donne (40.7% della fascia e 14.6% del totale del campione)
  • media intensità (punteggi da 41 a 49): 60 soggetti (36.6% del campione), di cui 23 uomini (38.3% della fascia e 13.9% del totale del campione) e 37 donne (61.7% della fascia e 22.6% del totale del campione)
  • alta intensità (punteggi da 50 a 81): 45 soggetti (27.4% del campione), di cui 15 uomini (33.3% della fascia e 9.2% del totale del campione) e 30 donne (66.7% della fascia e 18.4% del totale del campione).

Le stesse modalità sono state seguite anche per calcolare il livello di autostima dei partecipanti. Le tre fasce sono risultate così suddivise:

  • bassa intensità (punteggi da 19 a 39): 57 soggetti (34.5% del campione), di cui 24 uomini (42.1% della fascia e 14.6% del totale del campione) e 33 donne (57.9% della fascia e 20% del totale del campione)
  • media intensità (punteggi da 40 a 44): 53 soggetti (32.2% del campione), di cui 23 uomini (43.4% della fascia e 13.9% del totale del campione) e 30 donne (56.6% della fascia e 18.2% del totale del campione)
  • alta intensità (punteggi da 45 a 60): 55 soggetti (33.3% del campione), di cui 27 uomini (49.1% della fascia e 16.3% del totale del campione) e 28 donne (50.9% della fascia e 17% del totale del campione).

Come appare evidente, le fasce individuate presentano, sia per il narcisismo sia per l’autostima, differenti range di valori. Ciò è dovuto al metodo utilizzato per calcolare le tre fasce: i dati ottenuti con la somministrazione del questionario sono stati infatti organizzati in ordine crescente e suddivisi in base al 33esimo, 66esimo e 100esimo percentile.

Livelli di narcisismo e di autostima dei partecipanti

 

Si trattava, a questo punto, di determinare i narcisisti overt rispetto a quelli covert, mettendo in relazione i punteggi di narcisismo con quelli di autostima: alta intensità di narcisismo e autostima per gli overt, alta intensità di narcisismo e bassa intensità di autostima per i covert.
I risultati così ottenuti sono rappresentati nel seguente grafico di dispersione

Classificazione dei partecipanti al questionario

 

dove i singoli punti hanno come ascissa e come ordinata rispettivamente il punteggio di narcisismo e il punteggio di autostima di ogni partecipante. Le osservazioni in verde rappresentano i narcisisti overt, mentre quelle in rosso i covert.
Come si può osservare, il campione appare eterogeneo e non evidenzia particolari relazioni tra le due variabili. In generale, esso risulta sbilanciato verso bassi punteggi di narcisismo, tranne che per 2 outliers (in alto, a destra, nel grafico). Appare inoltre evidente come non esista una relazione lineare tra le osservazioni, infatti il coefficiente di correlazione e la regressione lineare, rispettivamente di 0.2 e 0.336, si attestano su valori molto vicini allo 0, confermando quanto già deducibile da una prima osservazione del grafico.

 

Ipotesi 1. Narcisismo e selfie

Nell’analisi delle relazioni tra narcisismo overt e covert e pubblicazione di selfie, si è cercato, in particolare, di verificare se i narcisisti overt, essendo dotati di una maggiore autostima, pubblicano sui social network un numero maggiore di selfie rispetto ai narcisisti covert.

I narcisisti overt individuati sono 23, pari al 14% del campione, 8 uomini (34.8% degli overt e 4.8% del campione) e 15 donne (65.2% degli overt e 9% del campione). I narcisisti covert sono invece 17, pari al 10.3% del campione, 5 uomini (29.5% dei covert e 3% del campione) e 12 donne (70.5% dei covert e 7.2% del campione).
Il 91.3% degli overt pubblica selfie su Instagram e solo l’8.7% su Facebook. Tutti i covert, invece, pubblicano su Instagram i loro selfie.
La seguente tabella mette a confronto il numero di selfie che ogni narcisista ha pubblicato sul proprio profilo social.

OVERT COVERT
da 0 a 10 6 7
da 10 a 30 4 5
da 30 a 50 4 3
da 50 a 100 3 1
da 100 a 200 3 1
oltre 200 2 0

 

La tabella e il grafico rappresentano il numero di selfie pubblicati da ogni narcisista, suddivisi tra overt e covert

 

Appare evidente come i valori ottenuti risultino molto simili, tali da non evidenziare differenze di comportamento tra narcisisti overt e covert. L’unica osservazione possibile riguarda il fatto che nessun covert abbia pubblicato, sul proprio profilo social, oltre 200 selfie, come invece risulta per 2 overt, gli outliers che hanno registrato i più alti livelli di narcisismo e di autostima.

 

Ipotesi 2. Narcisismo e selfie mortali

La seconda ipotesi che ho voluto verificare è se esista una relazione tra narcisismo online e pubblicazione di selfie mortali.

Ipotesi che potrebbe apparire forzata, se non fosse che alcuni dati, pubblicati sul blog americano Mashable, evidenziano come, nel 2015, le morti provocate dai selfie abbiano superato quelle provocate dagli squali. Questo non significa che gli autoscatti siano più pericolosi dei predatori marini, ma i dati tratteggiano un contesto allarmante e in continua evoluzione, come mostra la cronaca. Non è infatti raro farsi male, o addirittura morire, mentre ci si immortala e l’aumento di questi casi sta scatenando una discussione a livello mondiale.

In Russia, per esempio, nel 2015, le morti per autoscatto sono state decine, tanto da spingere il Ministero dell’Interno a lanciare una campagna di educazione pubblica, simile a quelle contro il fumo e l’alcolismo.

Un selfie potrebbe costare la vita

recita il manifesto della campagna governativa.

 

Manifesto campagna russa contro i selfie

Manifesto della campagna governativa russa contro i selfie mortali – fonte: wired.uk

Prima di scattarsi una foto con il cellulare, le persone dovrebbero pensare che rincorrere i like potrebbe farli morire e che la loro ultima foto potrebbe uscire postuma

ha dichiarato ad Al Jazeera il ministro degli Interni russo.

Un caso limite è stato quello di due uomini morti sui monti Urali scattandosi un selfie, mentre tiravano una bomba a mano. Solo poco tempo prima, una donna per poco non ha perso la vita mentre si fotografava con una pistola alla tempia nel suo ufficio a Mosca: il suo intento era di suicidarsi, postando un’ultima foto sui social. Il colpo è esploso, ma all’ultimo l’impiegata si è salvata. Sempre a Mosca, un giovane di 21 anni è morto precipitando da dodici metri di altezza: era in posa appeso a un ponte della capitale.

Non si deve però pensare che la moda pericolosa dei selfie estremi coinvolga solo la Russia. In Texas, un diciannovenne è morto sparandosi al collo, pistola in una mano, smartphone nell’altra. Nel Parco nazionale di Yellowstone, invece, le guardie forestali sono esasperate per i troppi selfie realizzati con gli animali: cinque turisti sono stati infatti incornati mentre si fotografavano con alcuni bisonti.
Ma non c’è limite alla fantasia. In India, un sessantaseienne giapponese è precipitato mentre cercava di far entrare nell’inquadratura se stesso e il tempio Taj Mahal, mentre il governo, in occasione dei pellegrinaggi nei luoghi di culto, ha predisposto una no-selfie zone all’Hindu Kumbh Mela Festival per garantire la privacy, il rispetto del luogo ed evitare che chi non vuole apparire in fotografie altrui scappi improvvisamente, causando falsi allarmi. In Spagna, un uomo è morto durante la corsa dei tori di Pamplona, tentando di ritrarsi con i tori, che lo hanno incornato.

E i narcisisti italiani?
Fortunatamente, dal campione intervistato, appaiono più “giudiziosi”. Solo due dei 165 partecipanti hanno confessato di aver scattato selfie pericolosi, motivando il loro comportamento con il fatto che si tratta di momenti unici e intensi. Si tratta di un narcisista overt e di un narcisista covert.

 

Ipotesi 3. Narcisismo e selfie hard

Per contiguità, si è pensato di indagare anche sulla relazione tra narcisismo e selfie hard, in considerazione del dilagare di questa moda, specie fra i giovani. Un caso su tutti, quello di una sessantina di studentesse reggiane e modenesi che si sono viste pubblicare sul web, a loro insaputa, i selfie hard che avevano fra loro condiviso su un gruppo WhatsApp.
A sentire le interessate, il fenomeno non solo è diffuso, ma è considerato normale. Affermazione condivisa anche dai loro coetanei: se un ragazzo mostra interesse per una ragazza, è abbastanza normale che le chieda di inviargli una foto in cui la ragazza appare nuda. Lo stesso può avvenire anche a ruoli rovesciati. Rifiutare è quasi impossibile, significherebbe sminuirsi agli occhi di lui/lei, che poi lo racconterebbe agli altri. Allora ci si fa coraggio, ci si mette in posa, ci si ispira a qualche immagine hard vista in rete, o alle movenze di qualche personaggio famoso, un click e la foto è fatta, un altro click e la foto è inviata. Il ragazzo o la ragazza potranno custodirla come una reliquia o potranno condividerla con il gruppo dei pari, che a propria volta girerà la foto ad altri e ad altri ancora, fino a renderla virale.

Il campione intervistato mostra come 6 narcisisti abbiano scattato selfie hard, limitandosi ad inviarli al partner, senza pubblicarli in rete. La media di selfie realizzati si attesta intorno ai 10. Alcuni partecipanti si sono però limitati ad indicare il numero di selfie postati, senza fornire ulteriori informazioni.
Dei 6 narcisisti in questione, 3 sono overt e 3 sono covert, ma gli overt hanno realizzato un numero mediamente più elevato di selfie (15), rispetto ai covert (5).

 

Conclusioni

L’ipotesi di partenza, volta a verificare eventuali diversità di comportamento tra i narcisisti overt e i narcisisti covert, nella realizzazione e pubblicazione di selfie, non è stata del tutto confermata. L’analisi dei dati raccolti tramite la somministrazione del questionario semistrutturato, infatti, non ha evidenziato differenze statisticamente significative tra i comportamenti dei narcisisti overt e covert, sia per quanto riguarda i selfie in generale, sia per quanto concerne, più in particolare, i selfie mortali e hard.

 

 

Come mostra l’infografica, sono stati individuati 23 narcisisti overt, pari al 14% del campione, e 17 narcisisti covert, il 10.3%. In entrambi i casi le donne sono numericamente superiori agli uomini (65.2% le overt e 70.5% le covert).
Instagram è risultato in assoluto il social network più utilizzato per la pubblicazione di selfie (91.3% per gli overt e 100% per i covert).
L’unica differenza significativa riguarda il numero di selfie pubblicati sul proprio profilo social, che appare maggiore per gli overt. Ciò potrebbe facilmente spiegarsi con il fatto che gli overt possiedono, rispetto ai covert, un livello maggiore di autostima, che li induce a pubblicare più facilmente foto personali sui social.

La sostanziale omogeneità dei risultati ottenuti dall’indagine può essere spiegata sulla base di alcune considerazioni.

In primo luogo, è possibile ipotizzare un effetto di desiderabilità sociale nei dati raccolti attraverso la compilazione del questionario, causato dal fatto che la stragrande maggioranza dei partecipanti sono amici, conoscenti, o persone che hanno compilato il questionario in mia presenza. In altre parole, i soggetti possono aver dato risposte distorte al solo fine di rappresentarsi in modo adeguato, secondo quelle che credevano essere le aspettative sociali o le mie aspettative.

In secondo luogo, il campione non appare del tutto rappresentativo della popolazione italiana, poiché è composto da un numero limitato di partecipanti (165), che, nonostante l’età compresa tra i 12 e i 47 anni, risulta essere decisamente “giovane”, con una media di 22 anni circa. I partecipanti al di sopra dei 30 anni di età sono stati infatti solo 19 (l’11.5% del totale).

Infine, i bassi punteggi di narcisismo ottenuti suscitano alcune perplessità. Si potrebbe ipotizzare che effettivamente quasi tutti i soggetti intervistati non siano narcisisti, oppure che la scala utilizzata per la misurazione non fosse adeguata. A differenza dell’autostima, infatti, per la cui misurazione è stata utilizzata una scala validata scientificamente – quella di Rosenberg – seppur riadeguata al contesto dei social, per il narcisismo non si è potuto ricorrere ad un corrispondente strumento di misurazione, tale da garantire l’adeguatezza dei valori ottenuti.
Ciò potrebbe aver condotto ad un’analisi non del tutto veritiera, in quanto i partecipanti classificati nella fascia alta di narcisismo, in realtà, presentavano punteggi non particolarmente elevati. È probabilmente questo il motivo principale per cui non sono emerse differenze significative tra comportamenti di narcisismo overt e covert.

Al di là di queste ultime considerazioni, la ricerca effettuata sulle relazioni tra narcisismo e selfie può costituire un interessante punto di partenza per ulteriori studi e approfondimenti, che aprano alla possibilità di indagare in maniera sempre più accurata l’universo dei social e le influenze da esso esercitate sui nostri comportamenti.

Per saperne di più:

  1. Definizione e caratteristiche dei selfie
  2. Definizione di selfie sull’Oxford English Dictionary
  3. Foster, Campbell, Twenge, Individual differences in narcissism: Inflated self-views across the lifespan and around the world, 2003, Jounral of Research in Personality vol.37 pag. 469 – 486
  4. Miller, Hoffman, Gaughan, Gentile, Maples, Campbell, Grandiose and vulnerable narcissism: A nomological network analysis, 2011, Journal of Personality vol. 79 pag. 1013 – 1042
  5. Selfie: Australian slang term named international world of the year
  6. Wink, Two faces of Narcissism, 1991, Journal of Personality and Social Psychology vol. 61 n. 4 pag. 590 – 597
  7. Il narcisismo covert e overt – Introduzione alla psicologia nr. 20
  8. Gnabs, Appe, Narcissism and Social Networking Behaviour: A Meta-Analysis, 2017, Journal of Personality
  9. Prezza, Trombaccia, La scala dell’autostima di Rosenberg: traduzione e validazione italiana, 1997, Bollettino di psicologia applicate vol. 223 pag. 35 – 44
  10. Selfie Syndrome
  11. Jin, Seunga, Muqaddam, Aziz, Narcissism 2.0! Would Narcissists Follow Fellow Narcissists on Instagram? The Mediating Effects of Narcissistic Personality Similarity and Envy, and the Moderating Effects of Popularity, 2018, Computers in Human Behaviour vol.81
  12. More people have died form selfies than shark attacks this year
  13. Selfie mortali, i rischi dell’autoscatto perfetto
  14. Selfie hard per il fidanzato, dilaga la moda tra I giovani modenesi
  15. I selfie mortali, la nuova moda pericolosa che corre sui social

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