Click farm: quanto costa il consenso 2.0?

Posted By Filippo Borgia on Gen 19, 2018 | 0 comments


Tempo stimato per la lettura: 3 minuti

Non sei soddisfatto del numero di follower del tuo profilo? Vorresti avere più like al tuo ultimo post? Niente di più semplice, basta contattare una click farm.

È risaputo che ormai sui social network sono i numeri a guidare le nostre azioni:

se quella pagina ha così tanti like, vorrà dire che non sarà poi così male

Uno dei principali metri di giudizio, infatti, è la quantità di like o di follower posseduti: avere buoni numeri online è dunque fondamentale per accrescere sia la popolarità sia, soprattutto, i propri profitti. Si tratta però di un meccanismo che ha causato dei circoli perversi: quello che si ricerca online è raggiungere più persone possibili, a scapito della qualità dei contenuti proposti.

Conseguenza di questo meccanismo è la nascita delle click farm, centri specializzati nel vendere consenso 2.0 procurando fan, follower, like o +1 a chi vuole in poco tempo conquistare la celebrità sui social network.
I venditori all’ingrosso di like si avvalgono spesso di manodopera a basso costo dall’Asia, dall’India o dal Sud America: migliaia e migliaia di operai della rete, sottopagati, il cui unico, meccanico e ripetitivo compito è quello di creare profili falsi e utilizzarli per seminare like al miglior offerente.

Ma come si può contattare una click farm e acquistare like, follower o visualizzazioni? Basta effettuare una semplice ricerca su Internet.
Ad esempio, digitando su Google le parole acquisto like, compaiono centinaia di aziende che propongono di aumentare il numero di clienti o la popolarità della propria pagina personale. Il catalogo dei prezzi è ampio e soddisfa tutte le esigenze e i portafogli. Si va dai 6€ per 300 like su Instagram, ai 30€ per 1000 fan su Facebook, o, ancora, ai 100€ per 25 mila visualizzazioni su YouTube. Un vero business redditizio.

Questo comportamento, però, oltre che eticamente discutibile e contrario alla regole, è di fatto un vero e proprio inganno nei confronti dei consumatori. Sebbene al giorno d’oggi non esistano ancora delle leggi che regolamentino o vietino esplicitamente l’utilizzo di account fasulli per aumentare i like di uno o più utenti, alcuni social network hanno comunque deciso di correre ai ripari. Per esempio, i tecnici di Facebook hanno ideato strumenti sempre più sofisticati che analizzano il comportamento degli utenti tentando di individuare schemi di navigazione sospetti e incrementi di like incoerenti con l’attività della pagina.

Il primo passo, in attesa di una più adeguata regolamentazione, è perciò creare degli utenti più consapevoli e “critici” nei confronti delle dinamiche del consenso 2.0.

 

Per saperne di più:

 

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